I rifiuti sulle spiagge italiane aumentano. I depuratori d’acqua potrebbero ridurre l’inquinamento da plastica e lattine. Nonostante il lock-down abbia ridotto sensibilmente la presenza turistica da parte di stranieri sulle nostre spiagge, non ha di certo frenato l’inquinamento che anche quest’anno tende ad aumentare. I depuratori d’acqua potrebbero essere la soluzione che stavamo cercando.
I nuovi depuratori d’acqua, una soluzione per ridurre l’inquinamento.
Questa è la tragica notizia pubblicata sul rapporto Legambiente spiagge 2020. 11 miliardi di bottigliette di plastica consumate ogni anno in italia. 90% di queste non verranno riciclate ma semplicemente spostate nei vari centri rifiuti in attesa di chissà quale sentenza. Solo il 10% di queste bottiglie vengono riciclate, anzi peggio-ciclate, cioè riconvertite in altro producendo comunque inquinamento.
Ovviamente, per motivi climatici, il picco dei consumi di acqua in bottiglia è in estate. Provate solo a immaginare quanta plastica quotidianamente viene prodotta da alberghi, ristoranti e strutture ricettive lungo il litorale italiano. Milioni di turisti sdraiati al sole torrido e caldo dell’estate che bevono acqua fresca per dissetarsi e rinfrescarsi.
Quanto bello sarebbe se tutta questa plastica venisse eliminata? Si avrebbe la stessa comodità dell’acqua fresca in bottiglia ma senza produrre rifiuti dannosi per l’ambiente e la salute. Basterebbe un semplice tocco sul tasto dell’erogatore per poter bere acqua fresca alla temperatura desiderata senza produrre tracce di inquinamento di vario tipo.
L’obbiettivo dei depuratori d’acqua è quello di ridurre l’inquinamento. Acqua pura e fresca senza più plastica e lattine abbandonata nei nostri mari.
Che cos’è la depurazione dell’acqua.
Quando si parla di depurazione dell’acqua si parla di scarichi delle acque reflue. Infatti la depurazione è diversa dalla purificazione. Le differenze sono che la depurazione è un insieme di processi, o meglio definito, sistema tecnologico che si adotta per eliminare, abbattere o ridurre determinate sostanze chimico-fisiche presenti nell’acqua.
La purificazione dell’acqua invece è un insieme di stadi filtranti che servono a migliorare un’acqua di base considerata già potabile andando a rimuovere ulteriormente inquinanti dannosi consentiti dalla legge di potabilità, gli odori e i cattivi sapori e rendendola migliorata nel gusto e nella digestione.
Normalmente la depurazione dell’acqua prevede varie fasi, dalla filtrazione meccanica, alla separazione chimica arrivando fino alla disinfezione per l’abbattimento dei batteri. Questo serve per garantire che l’acqua di scarto non arrivi “inquinata”.
Il costante aumento del flusso turistico ha portato ovviamente ad un aumento dei consumi in termini di docce, bagni, climatizzatori e produzione rifiuti. Il sistema fognario italiano quindi deve essere in grado di poter gestire questa enorme produzione di rifiuti i quali, una volta terminato il processo di depurazione, vengono raccolti e sedimentati lasciando “l’acqua bianca” nel mare.
Ma non solo. Lo stesso sistema di raccolta rifiuti deve essere adeguato al costante aumento di produzione di plastica e lattina derivante dalla presenza turistica. Strutture ricettive alberghiere, locali, ristoranti e lidi producono nel periodo estivo un’altissima quantità dell’inquinamento annuo territoriale.
Una nuova sfida per l’Italia grazie ai purificatori d’acqua.
La sfida Italiana quindi anche per noi di AcquaGEN, prevede che ci siano soluzioni migliorative sul termine degli scarichi nel mare e sulla produzione della plastica e dell’inquinamento nelle spiagge. Ci sono tante storie di innovazione nel settore balneare che portano esempi di grande determinazione da parte dei titolari dei lidi, creando strutture completamente a impatto zero per le spiagge.
Pensare di continuare così non possiamo più permettercelo. Infatti Sebastiano Venneri (responsabile Legambiente reparto turismo) dice che “ogni anno a causa dell’inquinamento scompaiono moltissime spiagge”. Non si parla solo di erosione climatica dettata dal global warming, ma si parla anche di inquinamento da scarichi e turistico.
Come si potrebbe contribuire alla riduzione della plastica nei lidi? Un esempio, potrebbe essere dotare ogni stabilimento balneare con un refrigeratore d’acqua tipo AcquaGEN Frizz30 erogando acqua fredda a temperatura controllata, liscia o gasata e permettendo così un servizio comodo, pratico e completamente a impatto zero sull’ambiente.
Questi sistemi risultano essere ad alto valore tecnologico per la comunità perché permettono di eliminare non solo plastica e lattine ma anche i consumi dei frigoriferi per il mantenimento delle bottiglie di PET fresche e lontane da fonti di calore.
Prendiamo ad esempio una cittadina a forte affluenza turistica non balneare come Verona. Questa città con circa 350 mila residenti cittadini, ogni anno vede arrivare un afflusso migratorio turistico pari a 16 milioni di persone. Strutture ricettive, ristoranti, locali ma anche attività di vario genere quindi sono soggette ad un drastico aumento della capacità di produzione e smaltimento rifiuti.
Poter anche solo ridurre il consumo di acqua minerale in bottiglia di plastica per il turismo di Verona, darebbe alla città sicuramente un impatto ambientale positivo contribuendo alla riduzione dei rifiuti di plastica.
Cattiva depurazione. Obbiettivo depuratori d’acqua per ridurre l’inquinamento.
Negli ultimi anni l’Italia ha fatto un ottimo lavoro di valorizzazione del patrimonio artistico e culturale portando sicuramente benefici in termini di pubblico presente nel nostro paese e sulle nostre spiagge. Infatti gli stabilimenti balneari e le loro concessioni sono in costante aumento. Ad oggi, oltre il 50% del suolo litorale italiano è destinato a spiagge private e concessioni.
Ma se da un lato ha portato benefici in termini di sviluppo economico, dall’altro ha portato un enorme deficit in termini di scarichi delle acque reflue. Infatti, i numeri parlano chiaro. Oltre l’8% delle spiagge italiane non è destinato ad uso balneare da talmente sono inquinate. Si parla di cattiva depurazione e purificazione dell’acqua oltre che danni derivanti dalla produzione massiva di plastica e lattine.
Infatti, gli stessi stabilimenti, per garantire un ambiente sano e pulito si stanno convertendo a soluzioni plastic-free. Costruendo interamente in legno, sughero o leghe metalliche tutte le varie strutture e favorendo la crescita di aree verdi all’interno della spiaggia. Aumentando gli spazi aperti ed eliminando barriere visive per valorizzare il paesaggio marino.
Ma le iniziative devono venire anche dal sistema legislativo su cui le concessioni e le spiagge libere sono vincolate.
Stabilimenti balneari più sostenibili.
Ad oggi alcuni stabilimenti stanno iniziando a dotarsi dei refrigeratori d’acqua. Sintomo di una sempre maggiore consapevolezza sulla tematica inquinamento. Ma questa maggiore consapevolezza deve derivare anche dall’utente finale, il consumatore che deve iniziare a preferire borracce riutilizzabili alle bottigliette in plastica, evitare di consumare plastica inutilmente quando non strettamente necessario.
Prestare maggiore attenzione agli argomenti di natura ambientale e poter dare un contributo personale, partecipando ad iniziative e incentivi che ormai spopolano lungo tutta la penisola italiana. Le spiagge hanno davvero bisogno del nostro aiuto, e ricordate che trovare pulito è un piacere e quindi lasciare pulito è un dovere.
Uniti, scegliendo soluzioni tecnologiche possiamo essere il cambiamento che stavamo aspettando.
Legambiente e acque costiere.
E’ bene sapere infatti che, nonostante il flusso turistico in continuo aumento e nonostante l’ampliamento e la ristrutturazione costante delle strutture ricettive e delle spiagge, la legislazione e l’amministrazione delle concessioni delle aree di balneazione non ha subito nessuna modifica negli ultimi quindici anni.
In pratica, da quindici anni ad oggi i rinnovi delle strutture balneari vengono concessi senza bando a differenza di tutti gli altri paesi dell’Eurozona. E nonostante i richiami da parte della comunità europea per indirizzare l’Italia su una concorrenza leale e soprattutto su una vera e propria sfida al migliorare il valore aggiunto che un’azienda può portare alla spiaggia e alla comunità, il Bel Paese ha deciso nell’ultimo decreto rilancio pubblicato nel 2019 di lasciare le condizioni invariate per almeno fino al 2033.
Vorrebbe dire trattare una tematica in costante crescita e con diverse problematiche, con una legge applicata a partire dagli inizi degli anni 2000 e valida almeno fino al 2033. Possono delle legislazioni tener conto degli enormi mutamenti anche a distanza di trenta anni?
Per Legambiente no. Infatti, secondo il loro rapporto incrociato con le analisi fornite dal Portale Acque di proprietà del Ministero della Salute, sembra che gli introiti derivanti dalle concessioni di tutte le spiagge italiane superi di poco i 100 milioni di euro a fronte di un volume economico di affari miliardario. Soldi che dovrebbero essere destinati al mantenimento dell’acqua e delle spiagge pulite.
Il dato parla da solo, coprire oltre 10800 stabilimenti balneari su tutto il territorio italiano, con a disposizione appena 100 milioni di euro, non è possibile. Questo sistema legislativo sicuramente porta degli enormi deficit in termini di depurazione dell’acqua.